Alessandro Botturi vince per il secondo anno consecutivo l’Africa Eco Race
Dedica la vittoria al suo vecchio amico e compagno di squadra Paulo Goncalves.
Saint Louis – Per il secondo anno consecutivo Alessandro Botturi vince l’Africa Eco Race.
Ed è la quinta volta in dodici anni di competizione che un italiano sale sul gradino più alto del podio.
E come sempre avviene in questa splendida gara, l’ultima prova speciale non è mai una cosa semplice. E anche quest’anno gli organizzatori non si sono smentiti: facile perdersi nei primi chilometri e facile insabbiarsi in uno dei tre cordoni di dune che ancora andavano attraversati. 187 chilometri di patema perché tutto può succedere, senza calcolare i quasi trecento chilometri dopo di trasferimento fino a raggiungere il parco chiuso allestito nel bivacco di Saint Louis, in Senegal.
Botturi alza le braccia al cielo quando arriva e gli occhi brillano dalla felicità, soprattutto perché quest’anno è stata veramente difficile: “Un’altra gara, completamente, in tutti i sensi. Si è alzato il livello degli avversari e si è alzato anche moltissimo il livello delle prove speciali, stavolta ho davvero visto territori immensi e spettacolari, ma ho fatto fatica, tanta. Sono arrivato al bivacco più di qualche volta davvero stanco. E questo mi dà ancora più soddisfazione”.
E mentre festeggia Alessandro si commuove come sempre: “Ora lo posso confessare, avevo un magone in questi ultimi giorni. La scomparsa di Paulo Goncalves mi ha toccato tantissimo ma ho cercato di non darlo a vedere. Ho sofferto in silenzio ma è stato qualche cosa di profondo. Voglio dedicare a lui questa vittoria, al mio vecchio compagno di squadra”.
E sul traguardo dell’ultima prova speciale dell’Africa Eco Race – quella di domani sul lago Rosa non avrà validità per la classifica assoluta – confessa qualcos’altro. “Ora posso dirlo, quando sono arrivato qui all’Africa Eco Race mi sentivo molto diverso dall’anno scorso. Non ero più lo stesso e la caduta del Panafrica aveva influenzato molto il mio modo di guidare. Non mi sentivo sicuro, continuavo a rivivere il brutto volo di fine settembre, e non acceleravo come avrei voluto.
Poi piano piano mi sono sciolto, mi sono rilassato e ho ritrovato la voglia di guidare la moto”.
E in effetti sciolto Botturi lo è stato fin dal terzo giorno, e il gioco dei due minuti scambiati ogni giorno con Pal Anders Ullevalseter – secondo al traguardo – lo provano. “Voglio fare i complimenti a tutti: organizzazione, il mio meccanico, Paolo Lucci che è stato davvero bravo e Giovanni Gritti che non ha esitato ad aiutarmi quando ne avevo bisogno. E voglio farli anche a Ullevalseter – dice abbracciandolo – perché è un osso duro, uno che non molla mai. Un vero vichingo!”.